Che cos’è il processo penale?
Una sola domanda e diecimila risposte.
E già, perché solitamente incappiamo in domande simili davanti a dubbi pratici, proprio quando vogliamo sapere chi diavolo è il giudice e perché esistono quei signori col mantello nero chiamati avvocati.
Vediamo insieme alcune particolarità e il significato che assume in tanti contesti.
Che cos’è il processo penale
Dovendo fare una ricostruzione tecnica-giuridica dovremmo evitare di essere così faciloni nello sviluppo di certe definizioni.
Il mondo del diritto è una realtà complicata, che richiede molta attenzione nell’utilizzo dei suoi termini, ma siccome non siamo ad un esame ed il fine di questo articolo è una ricostruzione amichevole, prendiamola con semplicità.
Il processo penale non è la cosa migliore che si possa augurare a nessuno a noi caro, infatti quando parliamo di “legge penale” non parliamo mai del mondo delle fate purtroppo.
Il famoso “diritto penale”, tanto ambito dagli studenti universitari soltanto prima di arrivare a consumarci infinite ore di vita, rappresenta il confine di ciò che ci è permesso, o meno, fare nella vita quotidiana.
Purtroppo il diritto penale non divide il mondo del giusto dal mondo dell’ingiusto, ma descrive solo ciò che la legge definisce come reati, obblighi e sanzioni.
Un discorso lungo che rinviamo ad un altro momento, ma ciò che a noi ora interessa precisare è che la violazione di una legge penale comporta l’attivazione di un processo penale.
Perciò laddove ad una persona venga contestato di aver commesso un reato seguirà un processo penale, con tutti i suoi giudici, avvocati, testimoni e imputati… un qualcosa di poco piacevole insomma.
Quello che si riesce già a cogliere da questa definizione è come il processo sia lo strumento per verificare il realizzarsi effettivo di un reato, cosa vuol dire questo?
Descrivendola al bancone del bar sarebbe così: quando viene commesso un reato occorre cercare il colpevole di quella violazione, per trovare quel colpevole e riconoscerne la sua responsabilità bisognerà utilizzare “uno strumento di studio e verifica dei fatti accaduti”, chiamato processo penale.
Perciò attraverso lo sviluppo del processo penale avremo uno studio dei fatti accaduti e dei reati commessi. All’interno di questo “strumento di studio” troviamo sempre tre soggetti in azione:
- il giudice;
- il pubblico ministero;
- l’imputato, necessariamente assistito da un avvocato.
E ora ti stai chiedendo: e i testimoni? la polizia? i carabinieri e gli investigatori?
È vero, esistono anche tutti questi signori e frequentemente entrano in gioco in certe fasi del processo, ma non sono le principesse del ballo, sono partecipanti occasionali della cerimonia.
Cerchiamo di capire insieme il perchè.
I soggetti del processo
Perché possa realizzarsi un qualsiasi processo penale dobbiamo avere necessariamente tre figure:
- Il giudice, che esprime un giudizio in merito ai fatti portati a conoscenza;
- Il pubblico ministero, che conduce le indagini ed eventualmente formula un’accusa nei confronti di una qualche persona;
- L’imputato, la persona che viene accusata di un qualche reato, rappresentato da un avvocato.
Queste tre figure possono essere rappresentate da tre persone diverse oppure essere mischiate a seconda del diverso sistema giudiziario di cui si fa riferimento.
Non potendo ora entrare nello specifico, essendo un tema molto complesso e delicato, vi dico che la storia dell’uomo ha conosciuto barbarie di ogni tipo, in cui non esisteva neanche la possibilità di esprimere una propria difesa e il giudice era il re supremo di ogni grazia o condanna a seconda di come gli girava.
Purtroppo sono problemi ancora attuali in tante parti del mondo, ma per ora ti basti sapere che in Italia queste tre figure sono rappresentate da tre persone assolutamente diverse.
Per ora vediamo chi sono queste tre diverse persone nel processo penale italiano.
Il giudice
Il giudice è il signore/a (o possono essere anche più signori/e!) che si trova seduto dietro la cattedra centrale nell’aula del tribunale.
Tendenzialmente ha un carattere molto serioso e non mostra una gran voglia di sorridere, questo anche perché deve rimanere in una posizione di “terzietà e imparzialità” rispetto alle altre persone: in parole povere deve giudicare in termini oggettivi e non a sentimento o simpatia personale.
Il compito del giudice è di dirigere il processo, nel rispetto delle leggi che lo regolano, e di esprimere un giudizio finale sulla base dei “fatti provati”, di modo che alla fine si sappia chi ha ragione o no.
Il Pubblico Ministero
Il pubblico ministero, o noto ai più anche come PM, rappresenta l’accusa, dirige le indagini e ha il compito di provare tutte le accuse mosse nei confronti di quella persona chiamata “imputato”.
Nei tribunali li riconoscete perché siedono davanti al giudice alla sua destra e hanno sempre montagne di fascicoli nel loro banco.
L’imputato ed il suo avvocato
L’imputato è la ragione stessa del processo:
- rappresenta la persona a cui viene contestato, da parte del Pubblico Ministero, di aver commesso un qualche reato per cui ha l’obbligo di difendersi;
- è sempre “presunto innocente” fino alla pronuncia di una sentenza definitiva di condanna da parte di un giudice “terzo ed imparziale”;
- è rappresentato obbligatoriamente in tutto il giudizio dal suo avvocato.
E già, proprio così. L’imputato ha necessità di essere assistito da un suo avvocato e questo per una ragione di immensa garanzia.
Come si è già compreso, il processo è un gioco molto difficile da capire e da comprendere e per poter avere la garanzia di una giusta e piena difesa si ha l’assoluta necessità dell’assistenza di un avvocato.
Come si svolge il processo penale
Sicuramente alla televisione avrete sentito tanti nomi tecnici quando si parla di processi che non finiscono mai, il motivo di questo è dato dal fatto che il processo penale è diviso in fasi e/o riti speciali.
Le principali fasi di un normale processo penale sono 3:
- le indagini preliminari
- l’udienza preliminare
- il dibattimento
Ognuna di queste fasi rappresenta gradino dell’intero processo. Ogni fase ha le sue regole ed esprime le garanzie nella ricerca della verità processuale.
Il dibattimento rappresenta la parte concreta del vero processo, quello che tutti conoscono nelle trasmissioni televisive giudiziarie.
Analizzeremo singolarmente e nei rispettivi articoli ogni fase, per ora descriviamo brevemente la storia di un processo:
INDAGINI PRELIMINARI
Quando viene commesso un reato, il pubblico ministero dispone lo sviluppo delle indagini, utilizzando quella che si chiama “polizia giudiziaria” (ad es. polizia di stato, carabinieri, finanza, ecc), al fine di raccogliere il materiale sufficiente per ricostruire il verificarsi del reato e chi lo potrebbe aver compiuto. Il possibile responsabile del reato prenderà il nome di indagato e, nel caso il materiale delle indagini lo trovi potenzialmente responsabile della violazione, verrà formulata una imputazione di reato a suo carico.
UDIENZA PRELIMINARE
Con la formulazione dell’imputazione si arriva all’udienza preliminare, la sede di verifica del materiale raccolto durante le indagini. In questo momento la persona che prima era “indagato” ora diventa “imputato” e si troverà pienamente rappresentata dal suo avvocato in tutto il giudizio successivo. Se in questa fase si verificheranno i presupposti di legge, l’imputato sarà “rinviato a giudizio” e si aprirà il dibattimento.
DIBATTIMENTO
Il dibattimento è la fase più scenica di tutto il processo, perché attraverso questa fase si assumeranno tutte le prove a carico e discarico dell’imputato. Un principio fondamentale del processo italiano è l’oralità, perciò tutte le prove saranno assunte nel contraddittorio tra le parti, di modo che non ci sia alcuna prova segreta che possa essere assunta a discapito dell’imputato. Laddove l’imputato, sulla scorta di quanto è stato provato nel dibattimento, sia reputato colpevole sarà condannato; se innocente assolto.
Nei successivi articoli approfondiremo con maggiore attenzione tante altre particolarità del processo penale.